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Archive for gennaio 2012

…parliamo di emozioni

LE PAROLE PER DIRLO….L’ ALFABETO EMOTIVO”       

Gli interventi di supporto alla crescita possono rappresentare un’utile strategia per limitare situazioni di disagio e di rischio, creando le premesse per azioni anche preventive e non di sola risposta alle emergenze e/o contingenze. Il benessere non è da considerarsi uno stato, bensì un’abilità, una capacità di adattamento che è un criterio fondamentale per valutare lo stato di benessere di una persona. Possiamo dire che i tre fattori del benessere sono corpo, mente e relazione, e le emozioni, implicando un coinvolgimento di tutti e tre i fattori (fisici, psichici e sociali),  svolgono un ruolo importante nello sviluppo individuale. Le emozioni rappresentano la prima esperienza che i bambini fanno del mondo e delle relazioni con le persone che li circondano. Attraverso le emozioni essi danno forma ai propri pensieri, agli apprendimenti, ai legami affettivi, al proprio percorso di crescita. Aver cura della vita emotiva dei bambini significa offrire loro strumenti preziosi per conoscere il proprio mondo interiore imparando a decodificarlo, a tradurlo in parole, dialogo, confronto.     

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   Mal di scuola  ………

Il DSA, Disturbo Specifico dell’Apprendimento, è un disturbo che interessa uno specifico dominio di abilità (lettura, ortografia, grafia e calcolo) in modo significativo ma circoscritto lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Un numero considerevole di alunni della scuola di base presenta problemi di apprendimento che incidono in modo rilevante sul rendimento nelle varie discipline, causando spesso un vero e proprio disadattamento scolastico. Numerosi studi e ricerche effettuati nel corso di questi ultimi anni hanno, infatti, posto in evidenza che oltre il 20% della popolazione scolastica presenta rallentamenti nei processi di apprendimento che richiedono interventi individualizzati.  Spesso, durante i compiti a casa,  dubbi, incertezze e difficoltà  si introducono    nella vita e nel clima familiare e può capitare che   i giovani allievi e le loro famiglie si trovino ad affrontare tempi e modalità di apprendimento che non sono uguali per tutti. Le spiegazioni scolastiche, per quanto valide, possono richiedere un consolidamento e un approfondimento,  quindi l’intervento sarà finalizzato a  guidare  i bambini a un approccio sereno alle difficoltà incontrate. La dislessia è la difficoltà del controllo del codice scritto, difficoltà che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. L’attenzione è di tipo focale il bambino cioè si concentra specificatamente sulla decodifica del testo stancandosi rapidamente, commettendo errori, rimanendo indietro e di conseguenza non imparando. Fin dalla scuola dell’Infanzia occorre saper riconoscere i segnali e, all’occorrenza compiere un’indagine approfondita per poi intervenire con metodologie idonee coinvolgendo l’intero corpo docente in continuità orizzontale con le famiglie e il territorio. Muoversi tempestivamente permette, inoltre, di ridurre il disagio di tipo affettivo e sociale e di prevenire l’insorgenza di disturbi comportamentali.

Scuola: cosa deve fare?

La figura dell’insegnante è particolarmente rilevante poiché è la prima persona che riconosce se l’alunno incontra difficoltà nel percorso scolastico: quando un insegnante sospetta la possibile presenza di DSA, ne deve parlare con la famiglia, suggerendo un approfondimento diagnostico. In attesa della diagnosi la scuola deve informarsi, inserendo nel POF attività didattiche o di formazione sui DSA, che coinvolgano tutto il corpo docenti del consiglio di classe.  Per aiutare l’alunno con DSA, l’insegnate dovrebbe:

Cosa devono fare i genitori:

E’ bene precisare che i dislessici hanno un diverso modo di imparare, ma possono imparare. I genitori dovrebbero

L’apprendimento non riguarda solo ciò che si fa a scuola pertanto sarebbe bene utilizzare momenti e spazi di vita quotidiana; viviamo infatti immersi in un mondo di stimoli relativi ai numeri e alle parole scritte ( cartelli pubblicitari, insegne, numero telefonico e civico, numeri sul telecomando…), aiutiamo quindi nostro figlio ad essere più autonomo nella vita quotidiana.  Sarebbe bene ricordarsi di riservare il giusto tempo al gioco – gioco di imitazione, di esplorazione, di ricerca, di movimento – giocare con i propri figli utilizzando anche per esempio costruzioni,puzzle, ecc…,  e gratificare ogni realizzazione positiva. Facciamolo partecipare alla vita e poniamoci nella condizione di poter prendere parte alle sue esperienze, calandoci nei suoi “panni”, assumendo un punto di vista più da bambini, per interpretare meglio i suoi vissuti e per poter meglio comunicare e interagire con lui.   Se, a nostro parere,  ha troppi compiti da svolgere aiutiamolo semplificandogli  il lavoro per renderlo più adatto alle sue capacità, non soffermiamoci in lunghe spiegazioni: serve molto di più un esempio pratico che una valanga di parole.      Responsabilizziamo nostro figlio dimostrando di avere piena fiducia in lui; diamogli incarichi piacevoli ( fare l’elenco della spesa, fare piccoli acquisti, distribuire la posta ai destinatari…) e comunichiamogli l’importanza di questi piccoli aiuti per la famiglia.  Raccontiamogli storie, sia le classiche fiabe, che altre inventate insieme, ma raccontiamogli anche di quando eravamo piccoli, di come trascorrevamo il tempo e con chi;  narriamo episodi significativi descrivendo le nostre emozioni, ma non presentiamoci ai suoi occhi come modelli di perfezione: a tutti i bambini fa piacere conoscere quella parte infantile che ancora ci contraddistingue e a noi ciò servirà per rivisitare episodi significativi della nostra vita e per calarci meglio nella realtà vissuta da nostro figlio.

 Si propone:

 Dopo un’iniziale valutazione degli apprendimenti si concorda  un percorso personalizzato al fine di:

  • Migliorare il rendimento scolastico attraverso l’utilizzo di metodologie didattiche appropriate
  • Sviluppare le proprie potenzialità cognitive
  • Sostegno e orientamento verso la scelta della scuola superiore
  • Ridurre il disagio affettivo-relazionale legato ai DSA
  • Rafforzare l’autostima e la motivazione all’apprendimento negli alunni

 

 

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